Lo scorso anno un condannato per estorsione otteneva in visione da impiegati della Regione Calabria il faldone aziendale delle sue vittime 29/01/2023 Era il 29.01.2022 quando gli impiegati della REGIONE CALABRIA DIPARTIMENTO AGRICOLTURA (cittadella regionale di Catanzaro), Domenico Modaffari, Maria Innocente, Giorgio Piraino, Francesco Curcio, e Giacomo Giovinazzo, Catanzariti, Soluri, fornivano in visione i faldoni dell’azienda agraria dei baroni Gallelli (senza il loro consenso ai sensi di legge) all’avvocato Salvatore Staiano (quest’ultimo legale al centro di diverse accuse per tentata corruzione di alcuni magistrati calabresi, al fine di ottenere sconti di pena per i propri assistiti appartenenti alla ‘ndrangheta) accuse poi archiviate, così come riportato dai giornali:
https://www.lacnews24.it/cronaca/inchiesta-salerno-salvatore-staiano-giuseppe-valea_167603/
https://www.iacchite.blog/catanzaro-il-pentito-mantella-lavvocato-staiano-e-il-gancio-dei-grande-aracri-con-i-magistrati-corrotti/
Staiano già difensore del clan di ‘ndrangheta Gallelli macineju operante in Badolato, e nuovamente difensore del geomentra Francesco Larocca (quest’ultimo condannato a 4 anni di reclusione in via definitiva per estorsione proprio nei confronti dei baroni di Badolato), nonchè fratello del genero del Boss Gallelli-macineru, attualmente detenuto proprio per n'drangheta.
Il Francesco Larocca otteneva dunque “illecitamente” dalla pubblica amministrazione calabrese la visione dei faldoni in questione, con richiesta del 19 dicembre 2018 e del 27 febbraio 2019. Grazie alla collaborazione di codesti impiegati della Regione Calabria, l'imputato Francesco Larocca riusciva infatti a mettere le mani su tutti i carteggi della storica azienda agricola dei baroni di Badolato, compresi i permessi e le concessioni relative ai pozzi d'acqua, alla piscina, ai contributi europei percepiti negli anni per le loro varie attività agricole, nonché tutti i carteggi e i progetti relativi al loro agriturismo sito a Badolato presso la tenuta di Pietranera.
Dal detto faldone sarebbero poi spariti i disegni dei gabbioni in pietra sui quali nel 2007 è stata costruita e autorizzata a Badolato la sala dell'agriturismo della tenuta di Pietranera, di proprietà dei baroni Gallelli.
Successivamente il Larocca venuto a conoscenza dei carteggi, si attivava con segnalazini strumentali, esposti presso ARCEA, l'ASL, l'ASP, il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, la Regione Calabria, e altri enti, strumentalizzando dunque a suo uso e consumo la pubblica amministrazione contro i baroni di Badolato, come provano tutte le denunce che nei mesi successivi gli avvocati dei Gallelli di Badolato hanno depositato nelle opportune, sedi, legali, competenti, proprio nei confronti del recluso Francesco Larocca e altri membri riconducibili al clan di ‘ndrangheta Gallelli-macineju (rei di attuare un nuovo disegno criminoso che rientra nella tipica mentalità mafiosa della rappresaglia, a seguito delle condanne subite in primo grado dalla giustizia).
Nella copia di accesso agli atti si legge inoltre che i dipendenti Modaffari (questi oggi sindaco di Africo), Innocente e Curcio, scrivevano che la consegna dei faldoni Gallelli da parte della signora Soluri, è avvenuta senza essere accompagnata da un elenco di consegne, ma da faldoni anonimi senza nessuna indicazione, e solo grazie alla caparbietà del sig. Catanzariti, che approfondendo la ricerca anche in archivio presso la fondazione TERINA, in data 8 febbraio 2019 veniva individuato il faldone Gallelli e si avviava la procedura di accesso agli atti, per consegnare al recluso Francesco Larocca tutti i documenti delle sue vittime.
Dopo la consegna dei carteggi in questione al recluso Larocca, la Regione Calabria (a firma del dirigente Salvatore Siviglia) non solo sospendeva ai baroni di Badolato tutti i contributi europei (inclusa la PAC sul loro storico e rinomato olio extravergine di oliva), ma chiedeva inoltre la restituzione dell’intero contributo sulla forestazione, pari a quasi un milione di euro, giustificando tale richiesta col fatto che oltre il 20% delle piante di forestazione messe sui loro terreni, erano andate perite a causa di incendi dolosi e siccità (come se il dolo della locale criminalità organizzata, unitamente alla naturale siccità dei luoghi, fosse invece paradossalmente responsabilità degli stessi baroni Gallelli di Badolato).
Azione per la quale i baroni di Badolato hanno fatto causa alla Regione Calabria, della quale è in corso il primo grado.
Più volte interpellata per PEC dalla segreteria dell’azienda dei baroni Gallelli, la giunta regionale di Roberto Occhiuto NON ha mai fornito chiarimenti e spiegazioni in merito a codesta gravissima condotta dei propri impiegati.
Di fatto esponenti della criminalità organizzata, riescono illecitamente ad ottenere dalla Pubblica Amministrazione calabrese, i carteggi delle aziende delle loro vittime, al fine poi di perseguitarle e danneggiarle.
Fonte: denuncia penale alla Procura della Repubblica.
Fonte: segnalazione Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Fonte: causa civile.