BADOLATO NEWS

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Anche quest’anno papa Giovanni X Cenci è stato ricordato presso la cappella di S. Giorgio a castello Gallelli
28/05/2009
Presso la cappella di San Giorgio contenuta all’interno del castello Gallelli di Badolato, la seconda commemorazione in ricordo di papa Giovanni X Cenci 122º papa della Chiesa cattolica dal marzo 914 al 27 maggio 928 data della sua morte. Questo grande pontefice era infatti membro della nobile casata dei Cenci (i quali dal 1803 in seguito al matrimonio coi Principi Bolognetti, aggiunsero al cognome Cenci quello dei Bolognetti, diventando dunque Cenci Bolognetti, e con Bolla papale neo Principi di Vicovaro). Questo grande Pontefice della Chiesa Cattolica è dunque antenato in linea diretta della Principessa Fabiola Cenci Bolognetti di Vicovaro (nata a Roma il 7 aprile1954) figlia del Principe Don Paolo Cenci Bolognetti di Vicovaro (Guardia Nobile Pontificia) e di Giovanna Malvezi Campeggi dei marchesi di Dozza. Donna Fabiola sposò infine a Roma il nobile Stefano dei baroni Corsi di Turri e Moggio (nato a Roma il 30.giu.1945) Dottore in Economia e Commercio, dalla cui unione vide la luce la nobildonna Isabella dei baroni Corsi di Turri e Moggio (nata a Roma il 27 nov. 1976) Dottoressa in Scienze Politiche presso l'Università Sapienza di Roma (la più prestigiosa d'Italia, nonchè tra le prime tre d'Europa). La nobile Isabella sposa infine a Roma il 09.06.2207 presso la Chiesa di San Domenico e Sisto il barone Ettore Gallelli di Badolato, matrimonio celebrato da S.E. Monsignor Karel Kasteel Decano dell'Anticamerea di Sua Santità, e che vede anche la benedizione scritta di Sua Santità papa Benedetto XVI (Joseph Aloisius Ratzinger) il quale ha donato ai neo sposi due rosari composti da pietre preziose. Il 27 maggio di ogni anno verrà dunque celebrata una messa commemorativa nella cappella di castello Gallelli in ricordo di questo grande pontefice dei Cenci. I baroni Gallelli di Badolato sono dunque di fatto attualmente l’unica casata calabrese, imparentata con una famiglia di Principi romani, che diedero un Potefice alla Chiesa Cattolica, e che possono vantare parentele coi Principi Barberini, ed altre famiglie Principesche romane. L'origine della famiglia Cenci si fa risalire alla gens Cincia (Marco Cincio Alimento autore della Lex Cincia donis ac muneribus, Lucio Cincio Alimento). Tra i suoi membri, si contano inoltre Cardinali, Legati Pontifici, Governatori, Podestà, prelati, letterati, uomini d'arme, diplomatici e uomini politici dello Stato Pontificio. In età medievale, membri del casato ricoprirono vari incarichi pubblici tra i quali la carica di Senatore di Roma e di Prefetto di Roma. Risultava composta di vari rami fin dal sec. XI. Nell'archivio Cenci, oggi presso l'Archivio di Stato di Roma, sono custoditi documenti di famiglia risalenti al XII secolo. I Cenci risultano imparentati con diverse famiglie romane tra cui i Crescenzi. Tuttavia l'uso molto comune del nome Cencio e dei crescenti in alcuni stemmi nell'area romana, presenta ancora incertezze sulle relazioni tra le famiglie e sulla riconducibilità ad un medesimo capostipite. Si ritiene che il capostipite della famiglia fu Stefano, Prefetto dell'Urbe e padre del Cencio che, nella notte di Natale del 1075, rapì il Papa Gregorio VII; altri li fanno discendere dal senatore di Roma Grisotto di Cencio vissuto nel 1148. Nel'XI secolo, due membri di questa famiglia (Paolo e Bernardino) parteciparono alla Prima crociata (1096-1099) con Boemondo I d'Antiochia. La famiglia possedeva una torre ed un balneum almeno dal XIII secolo; da essi prese nome il Monte dei Cenci orto, come si riteneva secondo una teoria ormai senza fondamento, sulle rovine, del teatro di Cornelio Balbo. Nel 1554 ottennero il patronato sulla chiesa di S. Tommaso, costruita nel medesimo complesso. Già nel Rinascimento la famiglia annoverava circa duecento componenti, divisi in quattro rami. Tra i vari rami il più noto è quello detto di Arenula dal rione dove ebbero le loro abitazioni: non risiedendo lontano dal Tevere e dall'Isola Tiberina, essi diedero poi nome ad un tratto di Lungotevere. I Cenci di Arenula, sin dal secolo XIII, ebbero membri che ricoprirono cariche cittadine come facenti parte della nobiltà municipale. A questo ramo appartenne nel secolo XIV Giovanni di Giacomo, Cancellarius Urbis prima (1367) e Senatore di Roma poi (1380), nominato Romani populi generalem capitaneum, ordinatorem et reformatorem ad partes et loca districtus Urbis in Tuscia, Colinea et Sabinea constituta, fu costui a presiedere alla cerimonia di sepoltura di S. Caterina da Siena a Roma; così come altri membri della famiglia ricoprirono ancora la carica senatoriale e ripetutamente la carica di Conservatore. Nel 1432 il nobile Giacomo di Lello di Alessio Cenci acquistava il casale di Falcognana ed altre tenute confinanti da Prospero e Odoardo Colonna per 5.652 fiorini. L'intensa attività mercantile esercitata durante il secolo XVI soprattutto da Cristoforo, già canonico di San Pietro che divenne Tesoriere generale della Camera Apostolica (1550-1560), gli consentì di accumulare notevoli ricchezze oltre a quelle già possedute grazie al commercio sul grano. La famiglia divenne così tra le maggiori proprietarie di casali ed estese tenute nella campagna romana, come Falcognana, Castel Campanile, Testa di Lepre, Capo di Bove o Mausoleo di Cecilia Metella e Torrenova. Quest'ultima, dalla famiglia Cenci, prese nome di Rocca Cencia, così come Tor de' Cenci; i suoi componenti furono anche Signori dei castelli di Nemi (1566-1572) e Genazzano, in Abruzzo, di quelli di Assergi (acquistato tra il 1530 ed il 1540), Pescomaggiore, Vallefredda, Filetto, Camarda ed Aragno, che dovranno cedere ai Caffarelli dopo le vicende dell'assassinio di Francesco padre di Beatrice. La famiglia fu illustrata dai cardinali Tiberio, Baldassarre, Serafino e Baldassarre juniore. Al ramo di Arenula appartennero Francesco e la figlia Beatrice, protagonisti di un clamoroso caso giudiziario alla fine del Cinquecento. Il principato di Vicovaro pervenne ai Cenci per eredità Bolognetti grazie al matrimonio tra Virginio Cenci e Anna Maria Bolognetti, sorella di Giacomo Bolognetti, III principe di Vicovaro. Da questa unione ebbe origine la casata dei Cenci Bolognetti principi di Vicovaro: • Girolamo (m. 1803), IV principe di Vicovaro • Virginio (1765-1837), V principe di Vicovaro • Alessandro (1801-1872), VI principe di Vicovaro • Virginio (1840-1909), VII principe di Vicovaro • Guido (1881-1965), VIII principe di Vicovaro • Paolo (1929-1996), IX principe di Vicovaro • Stefanello, X principe di Vicovaro Palazzi • Palazzo Stati Cenci, o Cenci alla Dogana oggi Palazzo Maccarani Stati. • Palazzo Cenci-Bolognetti, in Piazza del Gesù. • Palazzo Bolognetti-Torlonia, demolito nel 1903 nella realizzazione di Piazza Venezia. • Palazzo Cenci alla Regola. • Castello di Vicovaro (detto Palazzo Cenci Bolognetti). • Castrum del Mausoleo di Cecilia Metella. • Castello di Torrenova, proprietà dei Cenci dal 1562. Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Papa_Giovanni_X Ieri a castello Gallelli di Badolato la prima commemorazione in ricordo di papa Giovanni X Cenci (casata imparentata coi baroni di Badolato) 28.06.2008 Ieri presso la cappella di San Giorgio contenuta all’interno del castello Gallelli di Badolato, si è commemorat o il ricordo di papa Giovanni X Cenci 122º papa della Chiesa cattolica dal marzo 914 al 27 maggio 928 data della sua morte. Questo grande pontefice era infatti membro della nobile casata dei Cenci (i quali dal 1803 in seguito al matrimonio coi Principi Bolognetti, aggiunsero al cognome Cenci quello dei Bolognetti, diventando dunque Cenci Bolognetti, e con Bolla papale neo Principi di Vicovaro). Questo grande Pontefice della Chiesa Cattolica è dunque antenato in linea diretta della Principessa Fabiola Cenci Bolognetti di Vicovaro (nata a Roma il 7 aprile1954) figlia del Principe Don Paolo Cenci Bolognetti di Vicovaro (Guardia Nobile Pontificia) e di Giovanna Malvezi Campeggi dei marchesi di Dozza. Donna Fabiola sposò infine a Roma il nobile Stefano dei baroni Corsi di Turri e Moggio (nato a Roma il 30.giu.1945) Dottore in Economia e Commercio, dalla cui unione vide la luce la nobildonna Isabella dei baroni Corsi di Turri e Moggio (nata a Roma il 27 nov. 1976) Dottoressa in Scienze Politiche presso l'Università Sapienza di Roma (la più prestigiosa d'Italia, nonchè tra le prime tre d'Europa). La nobile Isabella sposa infine a Roma il 09.06.2207 presso la Chiesa di San Domenico e Sisto il barone Ettore Gallelli di Badolato, matrimonio celebrato da S.E. Monsignor Karel Kasteel Decano dell'Anticamerea di Sua Santità, e che vede anche la benedizione scritta di Sua Santità papa Benedetto XVI (Joseph Aloisius Ratzinger) il quale ha donato ai neo sposi due rosari composti da pietre preziose. Il 27 maggio di ogni anno verrà dunque celebrata una messa commemorativa nella cappella di castello Gallelli in ricordo di questo grande pontefice dei Cenci. I baroni Gallelli di Badolato sono dunque di fatto attualmente l’unica casata calabrese, imparentata con una famiglia di Principi romani, che diedero un Potefice alla Chiesa Cattolica, e che possono vantare parentele coi Principi Barberini, ed altre famiglie Principesche romane. L'origine della famiglia Cenci si fa risalire alla gens Cincia (Marco Cincio Alimento autore della Lex Cincia donis ac muneribus, Lucio Cincio Alimento). Tra i suoi membri, si contano inoltre Cardinali, Legati Pontifici, Governatori, Podestà, prelati, letterati, uomini d'arme, diplomatici e uomini politici dello Stato Pontificio. In età medievale, membri del casato ricoprirono vari incarichi pubblici tra i quali la carica di Senatore di Roma e di Prefetto di Roma. Risultava composta di vari rami fin dal sec. XI. Nell'archivio Cenci, oggi presso l'Archivio di Stato di Roma, sono custoditi documenti di famiglia risalenti al XII secolo. I Cenci risultano imparentati con diverse famiglie romane tra cui i Crescenzi. Tuttavia l'uso molto comune del nome Cencio e dei crescenti in alcuni stemmi nell'area romana, presenta ancora incertezze sulle relazioni tra le famiglie e sulla riconducibilità ad un medesimo capostipite. Si ritiene che il capostipite della famiglia fu Stefano, Prefetto dell'Urbe e padre del Cencio che, nella notte di Natale del 1075, rapì il Papa Gregorio VII; altri li fanno discendere dal senatore di Roma Grisotto di Cencio vissuto nel 1148. Nel'XI secolo, due membri di questa famiglia (Paolo e Bernardino) parteciparono alla Prima crociata (1096-1099) con Boemondo I d'Antiochia. La famiglia possedeva una torre ed un balneum almeno dal XIII secolo; da essi prese nome il Monte dei Cenci orto, come si riteneva secondo una teoria ormai senza fondamento, sulle rovine, del teatro di Cornelio Balbo. Nel 1554 ottennero il patronato sulla chiesa di S. Tommaso, costruita nel medesimo complesso. Già nel Rinascimento la famiglia annoverava circa duecento componenti, divisi in quattro rami. Tra i vari rami il più noto è quello detto di Arenula dal rione dove ebbero le loro abitazioni: non risiedendo lontano dal Tevere e dall'Isola Tiberina, essi diedero poi nome ad un tratto di Lungotevere. I Cenci di Arenula, sin dal secolo XIII, ebbero membri che ricoprirono cariche cittadine come facenti parte della nobiltà municipale. A questo ramo appartenne nel secolo XIV Giovanni di Giacomo, Cancellarius Urbis prima (1367) e Senatore di Roma poi (1380), nominato Romani populi generalem capitaneum, ordinatorem et reformatorem ad partes et loca districtus Urbis in Tuscia, Colinea et Sabinea constituta, fu costui a presiedere alla cerimonia di sepoltura di S. Caterina da Siena a Roma; così come altri membri della famiglia ricoprirono ancora la carica senatoriale e ripetutamente la carica di Conservatore. Nel 1432 il nobile Giacomo di Lello di Alessio Cenci acquistava il casale di Falcognana ed altre tenute confinanti da Prospero e Odoardo Colonna per 5.652 fiorini. L'intensa attività mercantile esercitata durante il secolo XVI soprattutto da Cristoforo, già canonico di San Pietro che divenne Tesoriere generale della Camera Apostolica (1550-1560), gli consentì di accumulare notevoli ricchezze oltre a quelle già possedute grazie al commercio sul grano. La famiglia divenne così tra le maggiori proprietarie di casali ed estese tenute nella campagna romana, come Falcognana, Castel Campanile, Testa di Lepre, Capo di Bove o Mausoleo di Cecilia Metella e Torrenova. Quest'ultima, dalla famiglia Cenci, prese nome di Rocca Cencia, così come Tor de' Cenci; i suoi componenti furono anche Signori dei castelli di Nemi (1566-1572) e Genazzano, in Abruzzo, di quelli di Assergi (acquistato tra il 1530 ed il 1540), Pescomaggiore, Vallefredda, Filetto, Camarda ed Aragno, che dovranno cedere ai Caffarelli dopo le vicende dell'assassinio di Francesco padre di Beatrice. La famiglia fu illustrata dai cardinali Tiberio, Baldassarre, Serafino e Baldassarre juniore. Al ramo di Arenula appartennero Francesco e la figlia Beatrice, protagonisti di un clamoroso caso giudiziario alla fine del Cinquecento. Il principato di Vicovaro pervenne ai Cenci per eredità Bolognetti grazie al matrimonio tra Virginio Cenci e Anna Maria Bolognetti, sorella di Giacomo Bolognetti, III principe di Vicovaro. Da questa unione ebbe origine la casata dei Cenci Bolognetti principi di Vicovaro: • Girolamo (m. 1803), IV principe di Vicovaro • Virginio (1765-1837), V principe di Vicovaro • Alessandro (1801-1872), VI principe di Vicovaro • Virginio (1840-1909), VII principe di Vicovaro • Guido (1881-1965), VIII principe di Vicovaro • Paolo (1929-1996), IX principe di Vicovaro • Stefanello, X principe di Vicovaro Palazzi • Palazzo Stati Cenci, o Cenci alla Dogana oggi Palazzo Maccarani Stati. • Palazzo Cenci-Bolognetti, in Piazza del Gesù. • Palazzo Bolognetti-Torlonia, demolito nel 1903 nella realizzazione di Piazza Venezia. • Palazzo Cenci alla Regola. • Castello di Vicovaro (detto Palazzo Cenci Bolognetti). • Castrum del Mausoleo di Cecilia Metella. • Castello di Torrenova, proprietà dei Cenci dal 1562. Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Papa_Giovanni_X

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